giovedì 16 luglio 2009

Fabrizio De Andrè - Creuza de Ma







Fabrizio De Andrè
"Creuza de Ma"
Anno 1984
durata 33:36









Etichettare "Creuza de Ma" come "l'undicesimo album di Fabrizio De Andrè" è estremamente riduttivo. In realtà è molto di più: è un viaggio che puoi portare sempre con te quando lo vuoi. E con lui tutto il suo carico di emozioni. Mai in nessun altro lavoro discografico che ha come tema principale "il mare" si ha la sensazione di riuscire a percepire l'odore pungente della salsedine e il moto delle onde, senza rischiare di incappare in alcun malore.
Pubblicato nel 1984, "Creuza de Ma" ha dato il via a quel filone musicale denominato "World-Music", anticipando nei tempi una pietra miliare del genere come "Graceland" di Paul Simon. Nato dalla collaborazione di De Andrè con Mauro Pagani (polistrumentista, arrangiatore e compositore militante nella PFM), "Creuza" ha la forza di riuscire a descrivere in maniera emozionante e coinvolgente la realtà del Mediterraneo, grazie anche all'aiuto del dialetto genovese, presente in tutte le canzoni che vanno a comporre il disco. La scelta della lingua è stata molto importante non solo perchè risulta essere coraggiosa, in quanto andava contro tutte le leggi del mercato discografico di allora, ma anche per il carico culturale che il dialetto portava con sé. Grazie ad esso, infatti, il disco sembra quasi prendere i contorni di un vero e proprio reportage fatto da un giornalista nel porto e per le strade di Genova in pieno Medioevo.
Questa sensazione la si può riscontrare già nella "title-track" che apre il disco. "Creuza de Ma" (la stradina collinare che abitualmente delimita i confini di proprietà e porta verso il mare) è un racconto incentrato sulla figura dei marinai che tornano a casa e che hanno la sensazione di sentirsi quasi estranei e facenti parti di un viaggio senza fine, in cui le brevi parentesi sulla terra ferma sono fonte di tristezza e rassegnazione. La canzone si apre con un bellissimo assolo di "Gaida", strumento simile alla cornamusa utilizzato solitamente dai pastori, che spalanca le porte ad una splendida melodia, molto semplice ma di indescrivibile impatto.
Si prosegue con "Jamin-a", canzone dalla forte sensualità, che non a caso assume i connotati di un' ode in musica ad una prostituta. Il tema arabeggiante è molto forte, sottolineato anche dall'utilizzo di strumenti a corde molto in uso in quelle zone.
La traccia successiva, "Sidùn" (Sidone, città libanese tristemente nota per la sanguinosa Guerra Civile che la colpì tra il 1975 e il 1991) è la canzone che personalmente preferisco dell'intero album. Musicalmente perfetta con il suo incedere triste, che nel finale lascia spazio ad un canto corale sottolineato da un cambio di registro strumentale a dir poco commovente, la canzone descrive il dolore di un genitore che perde il figlio a causa della guerra. Sicuramente uno dei pezzi più belli mai scritti da De Andrè, soprattutto per la sua forte valenza pacifista.
"Sinàn Capudàn Pascià" è la reale storia di un marinaio fatto prigioniero dai Mori durante uno scontro navale e successivamente nominato Pascià per aver salvato il Sultano da morte certa. Al contrario di "Sidùn", questa è una traccia, musicalmente parlando, estremamente "allegra" con il suo ritmo incalzante, fatto di percussioni e dei soliti strumenti a corda di matrice mediterranea.
I due pezzi successivi, "A Pittima" e "A Dumenega", sono specchi della classica vita nell'antica Genova, rappresentati rispettivamente dall'esattore di debiti che racconta la sua triste vita, condotta in condizioni precarie, e dalle "solite" prostitute a cui la domenica veniva concessa dal comune genovese la libera uscita per una semplice passeggiata lungo le vie del capoluogo ligure.
Il disco si conclude con la splendida "Da A Me Riva", che "chiude il cerchio" aperto dall'iniziale "Crueza de Ma". Infatti la canzone affronta la storia del marinaio che, dovendo riprendere il suo infinito viaggio, saluta con un toccante canto la sua innamorata, che lo guarda allontanarsi tristemente dalla riva del porto di Genova. Il dolce cantare di De Andrè è accompagnato dalle semplicissime note della sua chitarra, che riescono a dipingere la scena precedentemente narrata con estrema precisione.
Per quanto mi riguarda è stato molto faticoso "raccontare" a parole un album che di parole te ne lascia ben poche ad ascolto concluso. Perchè le parole a volte risultano essere noiose e retoriche e "Creuza de Ma" non merita certo una descrizione del genere. Allora perchè farlo? Perchè spingersi ad affrontare questo arduo compito? La risposta, cari ragazzi, è fin troppo scontata. Intraprendere un viaggio splendido e ricco di sorprese come questo, "a mie spese", ne vale la pena...Faber ne sarebbe felice. E io sono sicuro che voi lettori sarete ottimi compagni d'avventura!


8 commenti:

Anonimo ha detto...

Grande.
Ovviamente parlo di De Andrè e della sua musica.Ma anche di te,Biulls, che hai saputo risvegliare nella mia memoria lontani ricordi di racconti di mare,di silenzi, di onde e di lontananze sofferte. Tutto quello che nella musica di Creuza de Ma avevo sottovalutato e forse mai compreso a fondo. Melodie evocative e struggenti che si abbinano ad una voce che si fonde con i suoni di una lingua quasi incomprensibile ma bella.
A te ,Biulls, un grazie per aver saputo rendere così bene un'atmosfera magica.

Piuccc

Unknown ha detto...

In fondo l'obiettivo di chi scrive e in generale di chi divulga il sapere (quindi professori compresi) è quello di riuscire a far appassionare il lettore o l'ascoltatore agli argomenti che si trattano. Pochi lo fanno ed è un peccato. Quindi non sai come mi fanno piacere le tue parole, cara Piuccc! Grazie.

Shepp ha detto...

Spesso più che altro si costringe chi ascolta o legge ad essere d'accordo con la propria idea, vedi nelle scuole. Almeno qua se una cosa mi fa schifo te lo dico! Per fortuna non è questo il caso...Bravo, bella recensione!

Anonimo ha detto...

Vorrei saperne molto d più...vorrei essermi accostata molto prima a De Andrè....e invece l'ho scoperto e riscoperto attraverso uno dei cantanti ke meno ascoltavo e ke più apprezzo adesso....le tue parole completano il quadro,firmano l'opera d'arte e aprono una finestra su un mondo in cui dovremmo vivere....o almeno io lo vorrei....le tue parole sono una speranza ke l'arte vivrà in eterno!rob

Unknown ha detto...

@ Shepp: per un attimo ho temuto che tu iniziassi a fare un elenco di insulti a me dedicati dopo la frase "...se una cosa mi fa schifo te lo dico!"
Invece me la sono cavata bene hihihi...cmq, grazie...conosco la tua "oculatezza" nel distribuire complimenti!

@Rob: hai lasciato un commnento che quasi fa sfigurare la mia recensione eheh...bravissima! Grazie per le belle parole!

Jeger ha detto...

Sinceramente ho sempre mal sopportato la voce di 'Faber'...mi incuriosice però la descrizioni uditiva che ne fai. Cerco di recuperare qualcosa sul tubo.

Unknown ha detto...

Nn è una voce molto "accessibile" a primo impatto ma è sicuramente carica di una notevole espressività. Ad averne voci così di questi periodi...una scena musicale a dir poco DESOLANTE quella italiana attuale!!!

Jeger ha detto...

Confermo!

Posta un commento