lunedì 16 novembre 2009






Una questione privata
di Beppe Fenoglio
Einaudi Super ET
anno 2006
pag 129- euro 10,50







Beppe Fenoglio è noto a molti come il più importate scrittore della Resistenza italiana grazie al suo capolavoro “Il partigiano Johnny”.Pochi sanno, però, che la sua è una ricca bibliografia, quasi sempre ispirata dalla lotta partigiana a cui lo scrittore stesso ha partecipato attivamente nelle Langhe Piemontesi. Ed è proprio tra le colline e le valli nei pressi di Cuneo che scorre “Una questione privata”, un breve ma intenso romanzo.
Milton è uno studente universitario timido e bruttino che trascorre interminabili pomeriggi in compagnia di Fulvia, la ragazza di cui è innamorato. Siamo nel novembre del 1944 in una villetta della piccola cittadina Alba, dove Fulvia si è rifugiata da Torino per scampare ai bombardamenti del conflitto mondiale. Per i due giovani la guerra è ancora solo un’impercettibile eco sopraffatta dalla musica proveniente dall’instancabile grammofono che, quando si ferma, viene rimpiazzato dalla voce del ragazzo che legge ad alta voce e traduce le poesie dei grandi della letteratura inglese per allietare Fulvia. La magia dell’amore adolescenziale svanisce con la partenza in guerra di Milton, che presto si unisce alle brigate partigiane.
Nelle prime pagine del racconto appare Milton partigiano e armato ,in piedi davanti alla villa ormai abbandonata di Fulvia che dice “Sono sempre lo stesso,Fulvia. Ho fatto tanto, ho camminato tanto…Sono scappato e ho inseguito. Mi sono sentito vivo come mai e mi son visto morto. Ho riso e ho pianto. Ho ucciso un uomo, a caldo. Ne ho visti uccidere, a freddo, moltissimi. Ma io sono sempre lo stesso.” Il passato amoroso e il futuro turbolento del ragazzo viaggiano sullo stesso binario attraverso una serie di avvincenti flashback. Dopo una conversazione con la governante di Fulvia il giovane è tormentato dal sospetto che la ragazza durante la sua assenza abbia intrattenuto una relazione con il loro amico Giorgio, il più bello e ricco ragazzo di Alba. L’insidiosa pulce nell’orecchio spinge il ragazzo a una disperata e affannosa ricerca di Giorgio, partigiano come lui e unico custode della verità, forse terribile, ma sicuramente più misericordioso dell’assillante dubbio. L’amore mascherato di accecante gelosia induce Milton a una fuga estenuante, effettiva protagonista del racconto, ricca di avventure intrise di suspense che porta a un finale atipico che la critica ha considerato aperto o addirittura incompleto. Il lettore, invece, viene catapultato nel disagio delle notti insonni fra le montagne, fra il rischio di agguati mortali e mine anti-uomo, nella sofferenza della fame, del freddo, della mancanza di igiene, nella convivenza forzata con la paura. Sullo sfondo brillanti descrizioni di paesaggi, personaggi, incontri, stati d’animo frutto di uno stile scorrevole ma denso e di una spiccata sensibilità. Tale sensibilità a volte viene meno, come nelle asettiche descrizioni e negli spietati dettagli di atti crudeli, di esecuzioni capitali non sempre giustificati dal tremendo “mors tua vita mea”. Per quanto tutto possa far pensare a un’atmosfera faziosa, in realtà nel racconto non spiccano i partigiani e i fascisti, non esiste il nemico né l’alleato, non c’è un’indagine a posteriore sul giusto e sbagliato, non si arriva neanche a parlare di vincitori e sconfitti. Il libro è popolato da uomini, esseri umani, giovani nel pieno della vita, che muoiono fagocitati come pedine dall’unico male incurabile ed eterno: la guerra, qualunque essa sia. E ai romantici superstiti all’ambientazione bellicosa, vorrei far notare che proprio l’invocazione di Milton sopraccitata dimostra che, nonostante l’orrore in cui sia costretto a vivere, il giovane partigiano rimane un ragazzo innamorato.

2 commenti:

Captain Howdy ha detto...

Credo che leggero'. Grazie.

Anonimo ha detto...

ottima recensione, mi hai incuriosita parecchio sul libro

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