lunedì 29 giugno 2009

U2 - No Line on the Horizon






U2
No Line on the Horizon
anno 2009
durata 53:43








L'errore più grosso che la critica musicale possa commettere ogni volta che si parla di una band importante come gli U2 è quello di cercare di spulciare ogni canzone ed ogni nota alla ricerca di qualche eco del passato. Quindi il consiglio che vi posso dare è di ascoltare gli album come amanti della buona musica, senza correre il rischio di farsi otturare le orecchie da tanti pensieri, perchè questo nuovo lavoro della band irlandese è davvero molto buono.
Registrato tra il Marocco, la Francia e l'amata Dublino, "No Line on the Horizon" ha avuto una gestazione particolarmente lunga. La più lunga dell'intera carriera di Bono e soci. Ma dopo essersi dotati di una buona dose di pazienza, i cinque anni di silenzio risulteranno essere un piccolo dettaglio, perchè le canzoni che compongono il 12mo studio album degli U2 posseggono un grado di qualità davvero notevole.
Il particolare che salta all'orecchio dopo il primo ascolto è quello delle atmosfere variegate che si possono trovare all'interno delle canzoni, che riescono a creare, secondo il mio modesto parere da pseudo-grafico, un buon connubio con l'immagine in copertina (opera dell'artista giapponese Hiroshi Sugimoto, intitolata Boden Sea). Molti suoni nuovi e freschi, come non accadeva ormai dai tempi di Pop, risaltano nella composizione delle 11 canzoni, merito soprattutto della partecipazione alla stesura e alla produzione delle stesse della ormai collaudatissima coppia Brian Eno-Daniel Lanois. Un esempio di ciò può essere senza dubbio la "title-track", una buona cavalcata intrapresa tra la sezione ritmica e la chitarra distorta del buon The Edge, che fa da tappeto alla voce di Bono, mai così in forma come in questo album. Le tastiere prese in prestito ai Depeche Mode fanno da apertura a "Magnificent", canzone in pieno stile U2 che ben presto diventerà un nuovo inno per i milioni di fans della band irlandese. Ma i veri capolavori arrivano successivamente, con la bellissima "Moment of Surrender", carica di organi, archi, suoni elettronici e tanto pathos che si distendono per tutti i 7 minuti di durata, e "Unknown Caller", canzone quasi strana per i suoi ritornelli cantati in coro. A completare l'accerchiamento al primo singolo "Get On Your Boots", che quasi stona per la sua estraneità all'interno di tutto il lavoro, ci sono "Fez-Being Born", il momento più sperimentale ed evocativo, a prova del buon momento creativo degli U2, e "Breathe", classico pezzo rock con la chitarra di The Edge in primo piano e un'ottima sezione ritmica, con Adam Clayton mai stato così partecipativo in 30 anni di carriera. La chiusura è affidata a "Cedars of Lebanon", buon pezzo distensivo e degna chiusura dell'album, che ricorda un pò If You Wear That Velvet Dress per le atmosfere che la caratterizzano. Per dovere di cronaca, la scaletta è completata da "I'll Go Crazy If I Don't Go Crazy Tonight" (scelto come terzo singolo dalla band), "Stand Up Comedy" e "White as Snow", che sono trascurabili ma che non stonano all'interno del quadro generale del disco.
In conclusione, "No Line on the Horizon" è un lavoro che soddisferà senza dubbio gli storici ammiratori dei ragazzi di Dublino ma che, a mio parere, non deluderà nemmeno gli appassionati della buona musica Pop-Rock. Certo, i nostalgici che hanno fatto di "The Joshua Tree" un vero e proprio oggetto di culto rimarranno un pò con l'amaro in bocca, ma è altrettanto vero che è sbagliato pretendere da degli agiati 50enni di ripercorrere strade intraprese quando era l'impeto giovanile a condurre la carovana. Questo è senza dubbio l'episodio meglio riuscito dai tempi di "Achtung Baby", e chi ha orecchie per intendere ascolti tranquillamente.

8 commenti:

Shepp ha detto...

Mmmm, interessante! Non l'ho ancora sentito, ma sai che il mio orecchio è poco allenato agli U2, quindi mi fido del tuo giudizio! Quel poco che ho sentito mi è parso...strano!

Unknown ha detto...

Risulta strano a chi, come te, non ha l'orecchio allenato appunto...chi mastica U2 da anni è abituato alle loro "sperimentazioni"!

Anonimo ha detto...

Anch'io,all'ascolto del cd,ho avuto una strana impressione, come di chi si senta tradito da un amico fedele.
Una fan "classica" come me non poteva avere reazione diversa rispetto alle "sperimentazioni"recenti.
Comunque,complimenti per l'equilibrio e l'obiettività della recensione.
Da un fan degli U2 come te mi aspettavo commenti più sbilanciati!

Piuccc

Unknown ha detto...

Io invece ho avuto l'impressione inversa all'ascolto...mi sono sentito più "a casa" che in precedenza. D'altronde gli U2 nn hanno mai fatto un cd uguale a quello precedente, quindi questo nn penso faccia eccezione!

Jeger ha detto...

Interessante il tuo modo di scrivere!
Io l'ho ascoltato più d'una volta l'intero album edevo dire che ho notato, come te, le molte 'partecipazioni' e 'citazioni' elettroniche che rende l'album diverso e più godibile dei loro ultimi. D'altronde è inutile giustamente paragonarlo ad album migliori del loro passato...è duranon farlo ma è indispensabile per mantenere il giusto piglio critico-emotivo.

Jeger.

Unknown ha detto...

Grazie Jeger, gentilissimo!
Diciamo che è normale che col passare del tempo alcune cose cambino...se in bene o in male la questione è assolutamente soggettiva. Personalmente gli U2 mi hanno deluso poche volte (all that you can't leave behind per essere specifico).

Shepp ha detto...

In effetti quello faceva abbastanza ridere i polli...

max ha detto...

semplicemente i più grandi

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